venerdì 23 marzo 2012

Il lupo nei tatuaggi

 

 


Il Lupo in ogni cultura è un simbolo importante. Ha valenze spirituali e mitologiche. E’ un tatuaggio old school, tatuato prevalentemente in occidente.I cani sono discendenti dei lupi. Il rapporto tra uomo e lupo ha antichissime origini. Siccome si muove prevalentemente di notte e stato associato al mondo delle ombre degli spiriti.In Norvegia, il Lupo gigante ha un ruolo di primo piano nella  fine di Asgard, sede delle divinità vichinghe, ed è simbolo del  caos che ingoia il sole alla estremità del mondo. Per gli Antichi Romani il Lupo era una leggenda che rivedeva i suoi fondatori, Romolo e Remo, che dopo essere stati abbandonati, vennero allattati da una lupa.Il Lupo è anche animale sacro di Marte, dio della Guerra.In America del Nord il Lupo è associato allo sciamanesimo ed è considerato una guida dispensatore di saggi insegnamenti.

 


Tatuaggio Lupo Significato :

Fedeltà, Coraggio, Lealtà.Da sempre il Lupo è un simbolo di astuzia e ferocia ma allo stesso tempo anche di fedeltà, lealtà e coraggio.Proprio per il suo suo forte attaccamento al branco.

                                 


martedì 20 marzo 2012

Bastardi senza gloria


La storia - o meglio la fantastoria - è quella di un manipolo di sgangherati e violenti militari americani organizzati contro l'invasore nazista, nella Francia occupata dai tedeschi. Organizzati è un eufemismo: loro, il nemico, lo massacrano. E se avanza qualcosa lo distruggono. Roba da perderci la faccia o la testa, scalpo, pallotola o onta che sia. Come ci mostra, senza risparmiarci dettagli, un grande Brad Pitt in una delle sequenze iniziali del film, una delle più tarantiniane, con tanto di animazione e fermo immagine. La sua cantilena da americano del Tennesee e la faccia rozza di Aldo l'Apache ci fanno dimenticare qualsiasi gossip e foto sexy sul suo conto e ci ricordano solo quanto sia dannatamente bravo - e comico! - questo attore. E non è l'unico. Perchè di professionisti del cinema Bastardi senza gloria è pieno, almeno quanto di carogne. Uno fra tutti, il semi-sconosciuto (almeno al pubblico medio italiano) Christoph Walz, nei panni del maledetto Colonnello delle SS Hans Landa. La sua interpretazione ha qualcosa di geniale. Uso strepitoso della mimica facciale e della postura, battute da film di Mel Brooks e bicchieri di latte buttati giù di un fiato al posto del whisky:


il Cacciatore di Ebrei entra di diritto nella storia del cinema in-off di Hollywood, e la Palma d'oro vinta a Cannes è solo una delle prove a suo favore. Nella lista dei cattivi del cinema Hans Landa scalerà i vertici, di questo ne siamo certi. Non al suo livello, ma comunque ottime, le performance del resto del cast, composto da alcune guess star - Enzo Castellari, Eli Roth, Michael Myers e la sfrontata e bellissima Melanie Laurent, la Shoshanna del film, che ha un'evoluzione profonda, femminile e cruda insieme - e da moltissimi "crauti", come li chiamerebbe Aldo Raine, fra cui un'algida e credibile Diane Kruger che mette la sua bellezza al servizio di un personaggio ambiguo e importante, la diva del terzo Reich Bridget Von Hammersmark. Bastardi senza gloria è diviso in 5 capitoli (Once Upon a Time in Nazi Occupied France, Ingloriuos Basterds, German Night in Paris, Operation Kino e The Revenge of the Giant Head) i primi due esilaranti e brevi, i due centrali un po' troppo lenti e a tratti macchinosi, più il gran il finale, vero omaggio di Tarantino al Cinema, che salva la vita. La visione in lingua originale (con sottotitoli) è assolutamente l'unica consigliata, visto che, a differenza di quanto ci si aspetti da quel pazzo di Quentin (almeno quello degli ultimi tempi), il film gioca molto più sulle parole e sui dialoghi che non sull'azione. La violenza, anche cruda, non manca e da il voltastomaco, ma non é esagerata come si poteva temere per un film che parla di morti ammazzati e vendette. E quando vedi apparire l'Orso Ebreo dal nulla di una caverna nel corso di un'imboscata - un colossale Eli Roth con tanto di mazza da baseball e slang urlante da giocatore dei Red Sox - e quando senti la solita meravigliosa musica da duello western, assolutamente perfetta in questo caso, il sangue che scorre e i coltellacci che affondano nella testa hanno tutto un altro sapore. Versione originale, dicevamo, perchè nel film si parlano 4 lingue (francese, inglese, tedesco e italiano) e la babele di Tarantino ha un senso profondo in una pellicola che racconta di spie e doppio gioco. Se non bastasse, la scena girata in italiano nel finale va vista assolutamente come Quentin l'ha voluta. Impossibile prescindere dai dialoghi e dall'intreccio della trama, ma in Bastardi senza gloria non mancano le chicche estetiche a cui Tarantino ci ha abituati, né l'azione. Rischiando di sconfinare nello spoiler, vi segnaliamo verso il finale un duello imperdibile nella sala proiezione di un cinema francese. Lui - non vi diciamo chi e a chi, per non rovinarvi la sorpresa - spara dal grande schermo e nel grande schermo, contemporaneamente, dal vero e in bianco e nero, questa è poesia, questo è Cinema. Quel maledetto treno blindato di Castellari sbuffa da lontano,Tarantino gli rende omaggio ma il suo film non è neanche lontanamente un remake.


Le Iene sciolte dal regista escono dal deposito e si chiudono in un bar sotterraneo e tu assisti a una scena che sembra una versione ridotta di Reservoir Dogs e sai che il peggio sta per accadere. Tutto ciò che appare - costumi, trucco, location, sceneggiatura - è curato nel dettaglio. Tutto ciò che é, lascia il segno, senza mezze misure, come sempre, e stavolta anche i più acerrimi critici del regista dovranno ricredersi: Bastardi senza gloria vale tanto oro quanto pesa. La storia è originale, abbastanza ritmata, piena di colpi bassi, idiozie esilaranti, battutacce, cinismo e libertà - quella di cambiare appunto il corso della Storia, di fare un film sugli ebrei e i nazisti con la licenza di dire tutto, come se fosse una favola (e il film inizia non a caso con C'era una volta...). Nel suo "sliding doors" della Seconda Guerra Mondiale, Tarantino ci regala eroine femminili più complete delle icone di Kill Bill, bassezza umana e coraggio nella stessa dose, crudeltà e sarcasmo. Ci mostra un Hitler sciocco, ma meno ridicolo di quanto ci si aspetti, e un Goebbles spaventoso come te lo immagini in un clima degno del miglior Dove osano le aquile al contrario. Insomma, questo Bastardi senza gloria, che a Tarantino piaccia o no, offre scenari, emozioni e consensi da western di serie A. Solo che stavolta, a vincere sono gli indiani.State pronti arrivano i bastardi !!!!!

Fonti : Filmzone

giovedì 15 marzo 2012

Gli Angeli esistono?

Etimologicamente la parola "angelo" deriva dal greco "angelos" che vuol dire "Messaggero".
Essi sono i messaggeri di Dio e il loro Cielo è sulla Terra perchè è qui che ciascuno di essi compie il lavoro che Dio loro affida. Ognuno di noi è abituato a vivere in un mondo materiale ed è facile dimenticare quello spirituale che ci vive attorno...Non riusciamo nè  a "vedere", nè  a "sentire" ma Loro esistono...Gli Angeli non ci abbandonano mai... Sta a noi riattivare i canali di comunicazione sepolti dal fragore della nostra quotidianità, pervasa dalla brama e dai desideri inutili.Essi sono i nostri amici, i nostri protettori, coloro che ci aiutano nella battaglia contro il "male".Gli Angeli sono puri spiriti, intelligentissimi, con ognuno una personalità ben distinta.Si può dire che l'angelo è l'Io nel suo più pieno significato, la completa coscienza di sè; più reale, di ogni realtà materiale, esso è concentrazione, nucleo, vetta suprema...
Sono creature delicate e sottili, dotate della stessa potenza degli Arcangeli. Sono pura essenza d'amore, invulnerabili, incorruttibili e privi del decadimento che caratterizza l'uomo.
Vivono in un'altra dimensione e sono dotati di libero arbitrio. Comunicano con noi attraverso il linguaggio dei segni, dei sogni, delle emozioni e , se previsto dal nostro Karma, si rivelano con manifestazioni eclatanti.
Gli angeli non hanno un involucro materiale come noi,ma sono occhi che vedono,mani che toccano,cuori che amano... 


Il risveglio dell'interesse verso gli Angeli


In passato gli Angeli hanno goduto di enorme fortuna, che si è espressa non solo attraverso la riflessione propriamente teologica, ma anche e soprattutto attraverso le leggende, la letteratura, l'arte. Mentre nei tempi antichi, un Angelo era considerato l'incarnazione di Dio, la manifestazione fisica della Sua parola, già nel diciassettesimo secolo, secondo la Chiesa, il ruolo degli Angeli non era più primario per la salvezza dell'uomo, in quanto tale mediazione era stata ormai definitivamente affidata a Cristo. L'unica funzione rimasta loro era quella di guidarci con la volontà e l'intelletto, dirigendo in maniera invisibile le nostre azioni.
Negli ultimi decenni, invece, sono stati posti tra i ricordi, dolci e nostalgici, dell'infanzia. Pare, quasi, che gli Angeli siano praticamente assenti nella teologia del nostro secolo, secondo la quale essi sembrano far parte di quelle mitologie del cristianesimo che vanno eliminate. Per fortuna, in questi ultimi anni si è manifestata una decisa controtendenza: gli Angeli stanno ritornando "alla ribalta" suscitando un appassionato interesse in ogni parte del mondo.Attualmente gli Angeli costituiscono una delle figure che più di sovente si incontrano allorché si parla della dimensione divina. Essi, infatti sono gli abitanti del regno intermedio tra Dio e l'uomo, e come tali colmano un vuoto. 


 Va notato che l'esistenza degli Angeli è stata riconosciuta come "articolo di fede" dal IV Concilio Lateranense del 1215.Gli Angeli, sono comuni alle varie fedi; essi vengono chiamati spesso, anche in Occidente, col nome di "Deva". E' questo un termine che, nella mitologia orientale e in particolare in quella vedica e buddista, designa spiriti benigni, di natura Angelica; deriva dal sanscrito daiva, che significa "risplendente", "essere di luce" e indica la divinità.
Nella cultura orientale ogni cosa, dalla formica alla cascata, da un sasso ad un pianeta,è affidata alla tutela di un Deva, che ne ha curato la costruzione e la mantiene nel tempo. Il termine "Angelo" viene, invece, preferibilmente riservato agli esseri che si occupano dell'uomo. Il loro compito è quello di manifestare, preservare e assecondare l'ordine e il progetto divino che pervadono l'universo: essi sono anzitutto portatori della Legge Suprema e come tali ci seguono, ci custodiscono, ci aiutano. 

Gli Angeli sono necessari?

La mentalità moderna sembra incontrare una notevole difficoltà ad ammettere l'esistenza e la missione degli Angeli. In genere è portata a vedere in essi la creazione di una mentalità religiosa piuttosto primitiva, che sentì il bisogno di introdurre questa credenza per un senso esagerato della trascendenza divina e per un bisogno di protezione di fronte a forze oscure (naturali, demoniache) da cui l'uomo si sentiva minacciato.Questa concezione mitica del mondo Angelico sembra esercitare un certo influsso anche sui credenti, e ciò in due direzioni opposte. Talora essa alimenta una credenza eccessiva negli spiriti celesti (specie per quello che riguarda i demoni), che tende a forme superstiziose o morbose.


Altre volte invece la mentalità moderna blocca ogni forma di credenza e, conseguentemente, di devozione. Nel rapporto con Dio gli Angeli finiscono quindi con l'apparire del tutto superflui, se non addirittura di ostacolo

 A ben vedere, quest'ultima è la medesima difficoltà che non raramente si osserva nei riguardi della devozione per i santi. Essa può essere risolta appellandosi all'esperienza della natura sociale dell'uomo. Questi - sul piano puramente umano - non nasce, non cresce, non matura se non è in relazione con altri uomini, senza la dimensione sociale è impensabile quella umana.
Questa considerazione, svela l'importanza della presenza di mediatori tra Dio e l'uomo, quali sono appunto gli Angeli (e i santi). Essi costituiscono una dimensione sociale soprannaturale senza la quale sarebbe impossibile la crescita armonica della personalità religiosa del credente. Infatti, grazie ad essi, noi cresciamo con una coscienza viva della vicinanza di Dio, dell'efficacia della Sua provvidenza, del nostro inserimento in un ordine di vita che non è puramente umano.
Siamo convinti dell'importanza della devozione per gli Angeli. In essa ravvisiamo, come già accennato, un potente stimolo capace di renderci familiari le realtà soprannaturali; ciò, in un mondo come il nostro proteso soprattutto verso quanto è materiale o puramente umano, costituisce un potente tonificante per la coscienza cristiana.Tale funzione viene poi esercitata sia perché questa devozione coglie gli Angeli come strumenti di cui Dio si serve per realizzare i suoi disegni salvifici, sia perché li mostra come perfetti adoratori di Dio.Né è da credere che la devozione verso gli Angeli non sia in sintonia con la pietà cristiana nella quale - come è noto - occupa posizione centrale Gesù, il Figlio di Dio incarnato. La prova più convincente di tale sintonia è il fatto che Cristo stesso, nei momenti decisivi della vita terrena, sperimentò la presenza soccorritrice degli Angeli e che questi furono gli annunciatori della sua incarnazione e della sua risurrezione 

Gli Angeli sono messaggeri di un potere superiore


Gli Angeli, sono messaggeri di un potere superiore. Anche se, fino a questo momento, non siamo stati consapevoli della loro esistenza, del loro influsso benefico determinante sulla nostra vita, essi hanno sempre cercato di aiutarci a trovare le soluzioni migliori ai vari problemi che abbiamo incontrato. Gli Angeli non possono forzare la nostra volontà, possono soltanto suggerirci i comportamenti da seguire.

Gli Angeli, quando prendiamo coscienza della loro presenza, pur lasciandoci liberi di agire, intervengono nella nostra vita pratica quotidiana in modo evidente e reale. Taluni, attraverso l'orazione e la meditazione, sono persino giunti a udire le loro voci o vederli sotto forma di globi di cristallo che emanano un'intensa Luce Dorata, arricchita dalla sfumatura di colore caratteristica di ognuno di Essi.

Quanti sono gli Angeli?


Il numero degli Angeli è immenso. I testi sacri delle varie religioni, riferendosi a essi, parlano di schiere, legioni, eserciti. Le cifre in proposito sono discordanti: si va da centomila fino ai quarantanove milioni della Cabala ebraica.

L'evoluzione degli Angeli

Un essere umano può cadere molto in basso e soffrire, come il Figliuol Prodigo. Ma quando ritorna alla casa del Padre, il suo guadagno è di gran lunga maggiore a quello di un Arcangelo. Poiché l'Arcangelo possiede tutto, meno la facoltà di misurare e confrontare.Nella parabola del Figliol Prodigo (Luca 15:11-32), il padre dà al figlio ritornato un anello. Tale anello simboleggia il dominio sul tempo e sullo spazio, un cerchio senza inizio e senza fine (l'eternità). Suo fratello (un Angelo) che mai lasciò la casa del padre, si lamenta che nulla a lui viene offerto, a premio per la sua obbedienza. Ma il dono al Figliol Prodigo è ben meritato, per quanto ha faticato, a lungo e duramente, nel Mondo della materia, dove vi è libertà di scelta e gli errori si pagano in prima persona... magari dopo qualche vita.



martedì 13 marzo 2012

L'aquila nei tatuaggi

tatuaggio acquila


Nell’antichità l'aquila era il Dio Sole, simbolo di luce e forza. L’aquila era usata per rappresentare il dio greco Zeus, il dio più potente fra tutte le divinità greche. Per questo motivo, l’aquila è un simbolo di forza e di potere. In ambito militare questo simbolo ha una storia molto importante. Come un emblema, è volato sopra i campi di battaglia in tutta Europa.Le legioni romane marciavano sotto le insegne dell'aquila d'argento con le ali spiegate. L'imperatore Carlo Magno ha fatto dell’aquila con due teste il suo emblema, una testa a rappresentare l'Impero tedesco, l'altra il Sacro Romano Impero. L’aquila è diventato così un simbolo patriottico di protezione del proprio Paese. Anche gli agenti di polizia e i vigili del fuoco usano portare questo tatuaggio. La figura dell’aquila viene spesso collegata con gli Stati Uniti. In questo Paese infatti, l’aquila è presente sulle banconote, come pure la si può trovare accostata alla bandiera a stelle e strisce. In questo contesto, l’aquila è vista come un simbolo di onore, lealtà e predominio assoluto, essendo da sempre incontrastata regina dei cieli. Un altro significato popolare del tatuaggio dell’aquila è la libertà. Le aquile vengono viste come un uccello non legato a nulla, che sovrasta i cieli ed osserva tutto dall’alto. Questo simbolo trasmette quindi un’immagine di libertà e di potere di riuscire in tutto sulla vita. Questo tatuaggio è infatti molto amato dai ribelli, e da chi vuole sentirsi sempre libero, ad ogni costo.Vi sono vari modi di disegnare questo tatuaggio. Possiamo avere un’aquila in volo ad ali spiegate, oppure un’aquila, con le ali richiuse, pronta a prendere il volo. Se è seduta, può rappresentare il fatto che siete pronti ad agire nella vostra vita. Se l’aquila è già in volo, allora può significare che si sta già seguente una metà importante nella vita. Si può rappresentare l’aquila con il suo aspetto naturale, ma c’è anche la possibilità di raffigurarlo in stile celtico o tribale. Il tatuaggio è spesso fatto dal pubblico maschile, sul retro, coprendo gran parte della schiena. Le donne possono scegliere un posto più piccole, come per esempio la caviglia.

Il ruolo del volontario di Protezione Civile

Scegliere di diventare volontario di protezione civile racchiude un atto di profonda sensibilità e disponibilità, riassume uno dei punti più alti dell’essere solidali nei confronti della collettività, in particolare con chi è stato colpito da una calamità, naturale e non, grave e violenta, che deve fare appello a tutte le forze interiori e sociali per superarne le conseguenze.

Diventare volontario di Protezione Civile significa anche nutrire un profondo rispetto per il territorio in cui si vive, poiché uno dei compiti principali del volontario è la partecipazione attiva alle fasi di previsione e prevenzione dei rischi.

Per concretizzare questa scelta, basta rivolgersi ad una delle Associazioni Locali, Sezioni di Associazioni Nazionali o Gruppi Comunali di Protezione Civile, presenti nella propria realtà territoriale, che operano sul territorio in maniera strutturata per settori , garantendo ogni volta interventi specializzati ed operativi.

Le Organizzazioni di Protezione Civile collaborano in maniera integrata e coordinata con le istituzioni locali preposte alla gestione ed al superamento dell’emergenza.

Per fare questo, una volta entrati nel sistema, è necessaria una adeguata preparazione ed una dotazione individuale, che verranno garantiti da chi coordina la stessa Organizzazione, sulla base di indirizzi normativi e di convenzioni con le istituzioni.

Attraverso periodiche esercitazioni il volontario affinerà invece i comportamenti e le azioni da lui richiesti in caso di emergenza. Per essere davvero utili agli altri è infatti necessario conoscere a fondo il sistema di protezione civile della propria regione e le metodologie di intervento per interagire con prontezza ed in maniera adeguata con tutti i componenti del sistema.

Il ruolo del volontario di Protezione Civile è diventato insostituibile nella nostra regione e per questo motivo, a tutela della persona che presta la sua azione con fini solidaristici e senza scopo di lucro, esistono una serie di normative ed iniziative atte a garantire l’azione volontaristica in tutta tranquillità. http://www.protezionecivile.gov.it/

domenica 11 marzo 2012

Mass Effect 3


Lo straordinario percorso narrativo e videoludico intrapreso da BioWare con la serie di Mass Effect è giunto finalmente al suo atto conclusivo: si compie il ciclo di una delle saghe più rappresentative e appassionanti di questa generazione di console e con esso si chiude quello che, per gli addetti al settore e buona parte del “popolo videogiocante”, è considerato uno dei più grandi progetti d’intrattenimento digitale degli ultimi anni.
L’apprensione nutrita in questi mesi dai fan di lungo corso per la mole di novità preannunciate dagli sviluppatori canadesi, unita al traumatico ricordo della problematica evoluzione della proprietà intellettuale di Dragon Age, di certo non ha contribuito a rendere meno opprimente l’attesa per la partenza dell’ultima avventura galattica del comandante Shepard: enigmatico e imperscrutabile quanto il vuoto siderale che divide le stelle osservabili dagli oblò della Normandy, il successo commerciale (e qualitativo) dell’opera ultima di Ray Muzyka e compagni determinerà il corso dell’intero settore nei mesi e negli anni a venire.
Sulle spalle dello Spettro e dell’agente speciale N7 più famoso della Via Lattea grava il peso dell’intera comunità galattica: oltre che per dare risposta alle richieste dei “fratelli del cosmo” colpiti duramente dai Razziatori.



mercoledì 7 marzo 2012

Quasi Amici

Un film come Quasi amici, l'immenso successo ottenuto in Francia al di sopra di ogni aspettativa, ribadisce qualcosa che chi fa cinema tende spesso a dimenticare: la gente ha bisogno di storie, possibilmente semplici, capaci di toccare quelle corde emotive che se pizzicate suscitino le due reazioni più genuine che dall'infanzia alla terza età scortano la vita di ogni essere umano: la risata e il pianto. Saper raccontare qualcosa del genere, penetrando lo spirito e colpendo il cuore di 95 persone su 100 sedute in sala, è senza dubbio una missione tortuosa.
I registi e sceneggiatori Eric Toledano e Olivier Nakache ce l'hanno fatta, traendo l'idea da un documentario visto nel 2003. Il vero incontro tra l'aristocratico tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo e il badante di umili origini algerine Abdel Sellou è diventato un film divertente e commovente allo stesso tempo. L'encomiabile lavoro di scrittura ha il pregio di essere privo di pietismi e patetismi, nonostante sia focalizzato sull'immobilità permanente di Philippe e dell'assistenza integrale che una persona nelle sue condizioni necessita.
Con qualche adattamento al personaggio di Abdel, diventato di origini senegalesi e di nome Driss, Quasi amici inventa un insolito duo cinematografico, comico, affiatato, solidale, che con un parallelo nemmeno troppo azzardato sembra una sorta di Arma letale senza azione, o La strana coppia senza farsa.

l rapporto tra i due personaggi, che più agli antipodi non potevano essere sotto ogni profilo (fisico, psicologico, generazionale e sociale), è talmente autentico e unico da rendere invisibile il copione. Complici in questo i due protagonisti François Cluzet e Omar Sy, marmoreo il primo, vulcanico il secondo, le cui interpretazioni accese da chissà quale fiamma innescano una corrispondenza con il pubblico priva di ogni ipocrisia. Ridere insieme ad un disabile, ironizzando e autoironizzando su quanto il destino a volte infierisca irreversibilmente, è la lettura sostanziale di questo rapporto di amicizia. È qualcosa che si può fare, che si vuole fare. È qualcosa che, forse, riesce a smussare i contorni della tragedia quando questa accade.Lungi dal disconoscere i tanti meriti degli autori, non è un delitto constatare che Quasi amici approfitti di un riparo sicuro. È una storia con fatti e personaggi non realmente esistiti, ma realmente esistenti e la delicatezza del tema lascia presumere che il racconto sia veritiero, seppur comprensibilmente coesistano licenze narrative. E che abbia dunque ricevuto la benedizione del vero Philippe. Una sorta di rifugio involontario, non sufficiente in ogni caso minare la sincerità del film.


-Philippe (François Cluzet)
"Non ho mai avuto piedi così ben pettinati!"
-Driss(Omar Sy)
"Siamo qui se serve, non ci muoviamo... soprattutto lui!" 
- Philippe (François Cluzet) e Driss (Omar Sy) 
"Driss, mi dica, secondo lei perché la gente si interessa all'arte?"
"Non lo so, è un business!"
"No. Perché è la sola traccia del nostro passaggio sulla terra." 
"Ma che stronzata, per 50 euro vado da Bricofer e gliene faccio venti di tracce del mio passaggio sulla terra. Ci metto anche del burro in omaggio, se vuole!"
"Non dica sciocchezze e mi dia un cioccolatino." 





lunedì 5 marzo 2012

La fenice nei tatuaggi

Simbolo di resurrezione e immortalità, animale alato mitico e tatuaggio amatissimo. Ecco la gioiosa fenice…



La fenice è un uccello mitologico ricco di profondi significati e riconosciuto in differenti culture, anche se la figura nota in Occidente deriva dalle antiche mitologie mediterranee. Gli antichi Egizi furono i primi a parlare dell’uccello sacro Bennu (che si autorigenera), il quale poi divenne la fenice delle leggende greche e l’araba fenice di quelle mediorientali. Come l’airone che, quando spicca il volo, secondo i poeti sembra mimare il sorgere del sole dall’acqua, così la fenice veniva associata all’anima del dio solare per importanti divinità egizie come Ra, di cui era l’emblema, e Osiride.
Uccello sacro favoloso, la fenice viene descritta con l’aspetto di un’aquila reale e un piumaggio dal colore splendido: collo e testa dorate, rosse le piume del corpo e azzurra la coda con alcune penne rosate, ali d’oro e di porpora, lunghe piume erette in cima alla testa o che le scivolano morbidamente giù dal capo. In Egitto la si raffiguravaincoronata con l’emblema del disco solare.

Foto di Tatuaggi di una Fenice e una Fenice Tribale
La fenice è conosciuta soprattutto perché risorge dalle sue ceneri. Al termine del suo ciclo di vita (che dura cinquecento anni) essa costruisce un nido a forma di uovo intrecciando ramoscelli delle più pregiate piante balsamiche. Quindi vi si adagia, lascia che i raggi del sole l’incendino e si lascia consumare dalle sue stesse fiamme mentre canta una canzone di rara bellezza. Sia il nido che l’uccello vengono ridotti in cenere, dalle quali sorge una nuova e ancor più splendida fenice. È quindi simbolo di immortalità, poiché si rinnova attraverso la morte e la rinascita ciclica.

I cugini della fenice

Vi sono controparti della fenice in praticamente tutte le culture: sumera, assira, incas, azteca, russa (la leggenda sull’uccello di fuoco), quella dei Nativi americani (dove si chiama Yel), nella mitologia cinese (Feng), indù e buddista (uccello Garuda), giapponese (Ho-oo o Karura) e nella tradizione ebraica (Milcham).

Animali sacri simili alla fenice sono Quetzacoatl, dio uccello (o serpente piumato) dell’America centrale che aveva il dono di morire e risorgere. Da un’antica iscrizione sappiamo che i Maya lo chiamavano Kukulkàn; i Toltechi ne parlano come di un re-sacerdote, che morì forse arso su un rogo cerimoniale (come la fenice). C’è ancheWakonda, uccello del tuono di alcune tribù di Nativi americani. Una fenice compare infine nella saga di Harry Potter, nella versione italiana si chiama Fanny ed è lo spirito guida di Albus Silente, il preside della scuola di magia di Hogwarths.

Della fenice si dice che…

- Dal momento che si crea da sé, non può avere alcun Maestro.
- Essendo un uccello unico (ne esiste soltanto una per volta), è un essere solitario.
- È ancora più solitaria perché non si riproduce e può vivere centinaia d’anni, ma sempre da sola, senza nessuno dei suoi simili.
- Pur essendo lo scopo della sua vita quello di portare la felicità sulla Terra, la fenice ha dovuto rinunciare alla sua felicità terrrena (dal momento che non può avere una compagna). La sua vita è spirituale.

La fenice è esistita?

Nel Medioevo la fenice era identificata con la Risurrezione del Cristo: i doni di entrambi sono ritorno alla vita e immortalità, rinascita ciclica. Tuttavia, molti studiosi di tutti i tempi si sono chiesti se un uccello favoloso come questo sia realmente esistito. Alcuni credono sia un animale della fantasia creato dai seguaci del Dio Sole, per altri il mito della fenice è basato sull’esistenza di un vero uccello dallo splendido piumaggio che viveva nell’antica Asia Minore. Alcuni autori la identificano con il fagiano dorato, con l’ibis o con il pavone; altri ancora, con l’airone rosato o cinerino, basandosi sull’abitudine degli antichi Egizi di festeggiare il ritorno del primo airone cinereo sopra ilsalice sacro di Heliopolis, evento considerato di buon auspicio, gioia e speranza.

domenica 4 marzo 2012

Vanilla Sky



 Sofia Serrano (Penelope Cruz)
Ogni minuto che passa è un'occasione per rivoluzionare tutto completamente…


Brian Shelby (Jason Lee)
Un giorno scoprirai cosa è veramente l'amore: è il dolce e l'amaro. Io l'ho conosciuto l'amaro
 e questo mi permette di apprezzare il dolce…






David Aames è ricco, bello e pieno di amici; preso dalla sua persona, sfrutta le donne per il proprio piacere fino a quando non incontra lei. Sofia è una ballerina spagnola che gli fa perdere la testa. La loro relazione si interrompe però quando David resta sfigurato a causa di un incidente in auto provocato da una ex-compagna gelosa.E se la realtà quotidiana fosse soltanto un sogno? Sembra essere questa la domanda di fondo di questo remake del bel “Apri gli occhi” del 1997, diretto da Alejandro Amenabar. In realtà il lavoro di Cameron Crowe, “Vanilla sky”, si presenta come un lavoro ben più complesso, a tratti intricato e persino fuorviante.

La storia, geniale nella sua semplicità, immerge lo spettatore nella vita del protagonista che galleggia tra sogno e realtà per la durata dell’intero film. E’ in questi passaggi e nel nascondere la verità che Crowe dà il meglio di sé, accostandosi per certi versi alla tecnica di Hitchcock. Bellissime alcune sequenze che dovrebbero rivelare qualcosa ed invece non rivelano nulla, spiazzando lo spettatore e conducendolo al finale che tira le fila degli indizi fino a quel momento ben disseminati. Il montaggio però, deliberatamente saltellante, rende alcune scene come scollate da quelle successive, e finisce per amplificare in maniera esagerata il disorientamento di chi osserva. La recitazione è di buon livello.
Tom Cruise è perfettamente a suo agio nei panni del bello di turno e quando le cose si complicano ne viene fuori bene. Cameron Diaz piace nel ruolo della ex-compagna gelosa e mentalmente labile, mentre Penélope Cruz in certi frangenti sembra forzare i toni del proprio personaggio. Decisamente riusciti gli accostamenti sonori in cui spiccano la canzone “I fall apart” cantata da Nancy Wilson e da Cameron Diaz e il pezzo “Vanilla Sky” di Paul McCartney


.












Il prodotto finale è quindi un gran bel thriller psicologico che ha la capacità di colpire lo spettatore e “costringerlo” ad affrontare temi importanti, certamente intrecciati l’uno con l’altro, come la fugacità delle cose terrene e il dubbio insinuante che la vita umana non sia altro che un sogno. Significativo è infatti il monito finale che spinge ad aprire gli occhi, quelli veri, quelli dell’anima per andare al di là di ciò che può essere osservato dai nostri sensi.

Colonna sonora :




  • Everything in Its Right Place - Radiohead
  • From rusholme with Love - Mint Royale
  • Vanilla Sky - Paul McCartney
  • Have You Forgotten - Red House Painters
  • All the Right Friends - R.E.M.
  • My Robot - Looper
  • My Favorite Things - John Coltrane
  • Keep on Pushing - The Impressions
  • Mondo 77 - Looper
  • Directions - Josh Rouse
  • Wrecking Ball - Creeper Lagoon
  • Solsbury Hill - Peter Gabriel
  • Last Goodbye - Jeff Buckley
  • I Fall Apart - Julianna Gianni (written by Nancy Wilson)
  • Earthtime Tapestry - Spacecraft
  • Svefn g englar - Sigur Rós
  • Agaetis byrjun - Sigur Rós
  • Indra - Thievery Corporation
  • Loops of Fury - Chemical Brothers
  • Afrika Shox - Leftfield/Afrika Bambaataa
  • Rez - Underworld
  • Too Good To Be Strange - Andrea Parker/Two Sandwiches Short Of A Lunchbox
  • Sweetness Follows - R.E.M.
  • One of Us - Joan Osborne
  • Fourth Time Around - Bob Dylan
  • Wild Honey - U2
  • I Might Be Wrong - Radiohead
  • Porpoise Song - Monkees
  • Can We Still Be Friends - Todd Rundgren
  • Heaven - Rolling Stones
  • Healing Room - Sinead O'Connor
  • Good Vibrations - Beach Boys
  • Doot Doot - Freur
  • To Kill A Mockingbird Theme - Elmer Bernstein
  • Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space - Spiritualized
  • Njosnavelin (The Nothing Song) - Sigur Rós
  • Where Do I Begin - Chemical Brothers






Alcune Citazioni :



David, guarda tutte queste persone; sembra che stiano qui per passare la serata e chiacchierare, vero? Niente a che fare con te. Eppure forse si trovano qui solo perché sei tu a volere che siano qui. Tu sei il loro Dio. Non solo, tu puoi fare in modo che ti obbediscano, o persino che ti distruggano. (......)




Cos'è la vita se non l'inseguimento di un sogno? (Rebecca Dearborn)

Te lo dirò in un'altra vita, quando saremo tutti e due gatti. (Sofia Serrano)

Sofia è fantastica, ma non è assolutamente l'unica, era un'infatuazione a portata di mano. (Brian Shelby)



Perché, senza l'amaro, amico mio, il dolce non è tanto dolce. (Brian Shelby)








sabato 3 marzo 2012

La Casa Sul Lago Del Tempo

Titolo originale: The lake house
Nazione: USA
Anno: 2006
Genere: sentimentale
Durata: 1h39m
Regia: Alejandro Agresti
Sceneggiatura: David Auburn
Fotografia: Alar Kivilo
Musiche: Rachel Portman, Paul M. van Brugge
Cast: Sandra Bullock, Keanu Reeves, Christopher Plummer, Ebon Moss-Bachrach, Willeke van Ammelrooy, Dylan Walsh, Shohreh Aghdashloo, Lynn Collins, Mike Bacarella, Kevin Brennan, Frank Caeti


Trama
La dottoressa Kate Forester si è appena trasferita a Chicago, dopo aver trovato un lavoro in un ospedale. Una mattina del 2006, Kate si trova nella casa sul lago che ha appena abbandonato per lasciare nella cassetta della posta una lettera indirizzata al prossimo inquilino, invitandogli di farle avere la posta al suo nuovo indirizzo e dandogli alcuni dettagli sulla casa. La persona che riceve questa lettera è Alex Wyler, un architetto che sta lavorando alla costruzione di un vicino condominio. Ma quello che ha descritto Kate nella lettera non sembra corrispondere alla realtà, perché la casa è sporca e poco curata. Tra i due si instaura una fitta corrispondenza che li unisce sempre di più, così simili e, pian piano, innamorati. Kate ad Alex sembrano essere due anime gemelle destinate a stare insieme per sempre se non fosse il tempo a dividerli: infatti Alex vive nel 2004.


Recensione
Dopo più di dieci anni dal film “Speed”, di nuovo protagonista la coppia di attori Sandra Bullock e Keanu Reeves. Questa volta però l’azione lascia il campo al sentimento e in questo “La casa sul lago del tempo” del regista argentino Alejandro Agresti i due si incontrano, si conoscono e si innamorano.
Remake americano del film coreano “Il mare”, “La casa sul lago del tempo” ne riprende saggiamente l’atmosfera languida e malinconica. Diligente ed trascinante la regia Agresti, in grado    di lasciare che siano le immagini e la coppia di protagonisti a condurre il film attraverso un’intelligente gestione del graduale innamorarsi dei due. Il montaggio un po’ confusionario accentua il senso di sbigottimento di una storia surreale ed originale. La casa sul lago diventa luogo d’incontro di due anime che non hanno la possibilità di incontrarsi, se non attraverso le parole. In un epoca in cui ormai e-mail, chat e social network creano legami tra persone di ogni angolo del mondo, “La casa sul lago del tempo” ripresenta l’ormai vetusta figura della lettera, sufficiente con il suo fascino a scaldare il cuore dello spettatore.

Se la trama scorre lineare e senza particolari sussulti nella sua prevedibilità, i momenti durante i quali i due protagonisti divorano le lettere portano lo spettatore a desiderare con tutte le proprie forze il lieto fine. “La casa sul lago del tempo” è un inno alla pazienza ed alla speranza di riuscire un giorno ad incontrarsi, in circostanze che appaiono impossibili. Un ritorno al passato, lontano dalla freddezza che ormai avvolge in nostri giorni dove si può ottenere tutto in un attimo e la smania dell’esteriorità fa dimenticare un bene prezioso come i sentimenti. I due infatti, pur essendo raffigurati da attori di manifesta bellezza, oltrepassano ogni interesse relativo all’aspetto fisico, concentrando ogni interesse alle parole scritte nella loro corrispondenza epistolare.
L’aspetto visivo è contraddistinto da fotografia straordinaria, in grado di catturare i momenti romantici (come un tramonto sul lago) nel gelido inverno, chiara metafora delle solitudini in cui si trovano i due protagonisti. Anche la Chicago invernale viene ben descritta da Alar Kivilo, direttore della fotografia.

“La casa sul lago del tempo” presenta una colonna sonora di buona fattura sia nei brani inediti che nella scelta delle tracce non originali, ed ogni brano si rivela in linea con l’atmosfera romantica della storia. La presenza di due attori del calibro della Bullock e di Reeves poteva generare il pericolo di un film costruito attorno a queste due star. Invece questa circostanza è stata gestita da Agresti in modo impeccabile, riuscendo nel difficile compito di mettere gli attori al servizio della storia. Sandra Bullock è autrice di un’ottima interpretazione ma chi sorprende in un ruolo romantico è Keanu Reeves, favorito dal meraviglioso doppiaggio del grande Luca Ward che con la sua voce dona ad Alex una dolcezza ed una tenerezza invidiabili.
“La casa sul lago del tempo” è un film che va visto con l’incoscienza del cuore, perché le incongruenze della sceneggiatura e l’irrealistica connessione temporale potrebbero irritare i più attenti e razionali. A volte è meglio chiudere gli occhi, resettare la propria mente e dare libero sfogo ai propri sentimenti. Un film che permette di fantasticare sulla bellezza di un amore che valica i confini del tempo. Emozionante.




Fonti:cinemaeviaggi.com
                                                   Trailer Film


Questo film devo dire che mi ha davvero emozionato,trovo questa storia d'amore molto avvincente,al di là del non realismo per quanto concerne lo spazio temporale che lega i due personaggi.Proprio per questa geniale idea,l'atmosfera risulta magica e il film coinvolge fino alla fine.Ottima interpretazione di Keanu Reeves e di Sandra Bullock che inevitabilmente aumenta il successo del film,lasciandoci passare un'ora abbondante con la consapevolezza che l'amore è una cosa bellissima.


                             Una delle scene più belle del film 

giovedì 1 marzo 2012

Morto il giornalista Germano Mosconi

LaPressae
Germano Mosconi, giornalista, ex caporedattore di Telenuovo e direttore del Nuovo Veronese, è morto questa notte. Lo annuncia il Gruppo Telenuovo in una nota.
Nato a San Bonifacio l'11 novembre 1932, Mosconi aveva lavorato per anni nella redazione sportiva dell'Arena e poi negli anni '80 era stato il protagonista della grande ascesa di Telenuovo e del Nuovo Veronese seguendo per le testate del gruppo gli anni d'oro dell'Hellas Verona, dalla vittoria dello scudetto alla Coppa dei Campioni. Nel 2005 era stato anche responsabile delle relazioni esterne del Verona. Negli ultimi anni aveva fatto l'opinionista su TeleArena per le partite di Chievo e Verona. Lascia la moglie Elsa e la figlia Margherita. 
Mosconi era uno dei volti televisivi più noti del nord-est degli anni '80 e '90, noto per la pacatezza e l'aplomb davanti alle telecamere. Tuttavia la sua notorietà, suo malgrado, ha travalicato il nord-est e i confini italiani quando nel 2004 una fonte ignota ha pubblicato su Youtube dei fuorionda di vecchie registrazioni del telegiornale, in cui Mosconi usava un linguaggio colorito di fronte alle interruzioni che causavano lo stop delle riprese. La spontanea comicità del video, data dall'uso di bestemmie ed espressioni in veneto, ha portato ad una diffusione ampissima del video e a decine di altri montaggi, ridoppiaggi, forum, fan page. Un'attenzione che Mosconi aveva tutt'altro che apprezzato: aveva infatti sporto denuncia verso gli anonimi che avevano diffuso il video.
"Lo hanno messo alla berlina su un segreto che ciascuno di noi nasconde - ha raccontato nel 2006 a Panorama il giornalista di Raisport Lorenzo Roata, che aveva lavorato a fianco di Mosconi - specialmente in Veneto, dove la bestemmia è un intercalare comune. Per farlo arrabbiare i tecnici gli organizzavano un sacco di scherzi, come incollargli i fogli sui quali leggeva le notizie o sbattere le porte mentre registrava. Montate in quel modo, sembrano le immagini di un uomo che ha passato la vita a imprecare".

Fonti:LaPresse

E' morto Lucio Dalla, addio a un poeta


Lo ha stroncato un infarto
durante il tour in Svizzera
"Ieri sera era felice e in forma"
La sua casa era sull'Etna

Choc nel mondo della musica e dello spettacolo. E' morto Lucio Dalla. Era nato a Bologna, come aveva scritto in una delle sue canzoni più belle, il 4 marzo 1943. Lo ha stroncato un attacco cardiaco a Montreaux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Il 4 marzo avrebbe compiuto 69 anni. Il cantante bolognese sembrava fino a ieri in buone condizioni: infatti ieri sera aveva regolarmente tenuto il concerto che era in programma. L’ultima apparizione sugli schermi televisivi è stata al Festival di Sanremo presentato da Gianni Morandi. Sul palco dell’Ariston il cantautore si è esibito con il giovane Perdavide Carone che cantava «Nanì» accompagnandolo e dirigendo l’orchestra.
«L'ho sentito ieri sera, è vivissimo», continuava a ripetere al telefono poco fa Roberto Serra, bolognese amico storico di Lucio Dalla e fotoreporter di professione, che non voleva credere alle notizie che arrivano da Montreux. «Non è possibile, mi ha telefonato ieri sera, stava benissimo, ed era felice, tranquillo, divertito e in pace con se stesso».«Era contento per un'intervista che gli avevano fatto - ha cambiato verbo Serra quando è stato chiaro che l'amico fosse scomparso per un attacco cardiaco - e per il tour europeo che aveva appena cominciato. Diceva che era emozionante ritrovare i luoghi di un analogo tour di trent'anni fa e di trovare, pur nella diversità delle situazioni, la stessa positiva risposta di pubblico di allora. Era a Zurigo, Stava andando a Montreux, era felice». Il suo ultimo viaggio.



Dopo il festival di Sanremo, Lucio Dalla era impegnato da pochi giorni in un tour internazionale che avrebbe concluso il 30 marzo a Berlino. La tournee era cominciata a Lucerna il 27 ed era proseguita la sera successiva a Zurigo. Dopo la tappa di Montreux, in programma ieri sera, il tour prevedeva altre date tra cui Basilea, Berna, Ginevra, Lugano, Parigi, Dusseldorf, Amburgo, Brema, Francoforte, Lussemburgo, Stoccarda e Monaco, fino al tappa conclusiva a Berlino. In scena sempre.



Il tour seguiva la recente pubblicazione di ’Questo è Amorè, doppio cd contenente alcune perle nascoste della sua sterminata discografia, e la produzione e realizzazione di ’Nani« e altri racconti....’, il nuovo album di Pierdavide Carone. Il tour europeo era una consuetudine che si ripeteva dai primi anni ’80 a intervalli regolari e che poneva il cantautore tra gli artisti meglio radicati tra le preferenze delle platee europee più attente. Nei concerti Dalla interpretava i più grandi successi che l’hanno reso famoso in tutto il mondo e inserito a pieno titolo nella storia della musica italiana contemporanea: da ’Carusò a ’04/03/’43’, da ’Come è profondo il marè a ’Balla balla ballerinò, da ’L’anno che verra» a ’Futurà e ’Piazza Grandè.  Dalla era accompagnato da una band composta da Fabio Coppini alle tastiere, Bruno Mariani alle chitarre, Gionata Colaprisca alla batteria e percussioni, Roberto Costa al basso, Marco Alemanno nella doppia veste di attore e di vocalist insieme ad Emanuela Cortesi.



Da oltre un decennio Luicio Dalla aveva preso casa sull’Etna, a Milo, e sulle pendici del vulcano il cantautore bolognese produceva un vino, in rosso e in bianco. Lo aveva battezzato «Lo Stronzetto dell’Etna» e gli era valso qualche riconoscimento della critica enologica. Lo scorso 4 agosto Dalla, davanti al «Castagno dei Cento Cavalli», albero tra i più antichi d’Europa, aveva tenuto una «lectio magistralis», su «Mito e leggenda tra passato e presente; la funzione pedagogica e sociale dell’immaginario fantastico». Introdotto dal poeta Angelo Scandurra, il cantante era stato accompagnato alla tastiera dall’artista Marco Alemanno che ha letto brani tratti da «Viaggio in Sicilia e a Malta» di J.Houel, «Ricordi del viaggio In Sicilia» di E. De Am icis, «Viaggio in Italia» di J. W. Goethe ed il «Polifemo innamorato» di Santo Calì. Dalla aveva concluso la serata con due ’mitiche canzoni del suo vasto repertorio musicale, «Itaca» e «4 Marzo 1943».   




Fonte:La Stampa